In questo articolo parleremo, in diretta continuità con quello precedente sulle molestie, della figura dell’abuser e dei suoi comportamenti connessi alla sfera affettivo-sessuale, soprattutto all’interno di una relazione. Nel testo non vi sono riferimenti ad un genere sessuale specifico, considerando che ogni individuo, qualunque siano le sue caratteristiche fisiche ed identitarie, può potenzialmente ricoprire un ruolo da abuser o da vittima.
Iniziamo col definire cosa vuol dire abuso.
L’abuso non è soltanto una forma di violenza fisica o psicologica, è più una non consensuale presa di potere su qualcun’altro. Non riguarda soltanto il sesso, ma la creazione di un rapporto unilaterale per riempire uno squilibrio personale, o trarne un illecito vantaggio.
Per cui per identificare un abuser dobbiamo guardare oltre le attività sessuali nello specifico, ma concentrarci sul comportamento affettivo, sociale e relazionale. Dobbiamo chiederci quanto quella persona rispetta i nostri spazi, riconosca la nostra capacità di agire e pensare, riesca a porsi dalla parte del nostro punto di vista e se il suo modo di reagire sia sufficientemente adatto al contesto che abbiamo costruito attorno a noi.
Per chiarire maggiormente, specifichiamo cos’è l’abuso sessuale.
Per abuso sessuale ci si riferisce al coinvolgimento in attività sessuali fisiche o psicologiche, che non riguardano esclusivamente i genitali, di una persona che non è in grado di scegliere o controllare quella situazione. Di solito la vittima viene sottoposta a costrizione fisica e/o psicologica, magari con ricatti o “sottomissione mentale”, oppure semplicemente la vittima non è consapevole delle proprie azioni (ad esempio per via dell’età, di una particolare condizione psicofisica, eccessiva stanchezza, mancanza di lucidità dovuta all’assunzione di sostanze che alterano l’esame di realtà…).
Sono dunque abusi sessuali non solo i contatti fisici, ma anche l’induzione, a ogni tipo di atto sessuale, di una persona che non è in grado di scegliere, compreso l’invio o la ricezione di materiale sessuale, foto, video o oggetti.
È un abuser, quindi, chiunque con la violenza, la minaccia o mediante abuso di autorità, costringe qualcuno a compiere o subire atti sessuali, abusando sia delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima sia usando l’inganno.
Andando oltre la sfera prettamente sessuale, è un abuso il costringere una persona a fare o subire qualcosa che non ha scelto di fare, o peggio modificarne il comportamento o lo stile di vita solo per il proprio tornaconto o piacere personale.
Analizziamo chi è un abuser e come questo si comporta.
È un abuser:
- Qualcuno che tratta un’altra persona in maniera ingiusta, violenta, ingannevole o crudele;
- Qualcuno che usa uno strumento, come ad esempio il denaro, in maniera nociva o moralmente sbagliata con lo scopo di installare un potere su un’altra persona;
- Qualcuno che mette in atto strategie al fine di umiliare la dignità di una persona, farla sentire insicura ed impedirle di sviluppare il suo pieno potenziale in quanto individuo.
Questi sono solo degli esempi, per chiarire i concetti espressi, non sono e non possono essere la totalità dei casi.
Negli anni ’50 del secolo scorso lo psicologo Biderman delineò un modello descrittivo denominato “Mappa della coercizione” che mette in chiaro quali strategie manipolatorie venivano esercitate sui prigionieri di guerra, dai capi delle sette e dai perpetratori di abusi domestici. Lo scopo è appunto quello di sgretolare poco a poco la volontà della vittima fino a raggiungere un vero e proprio potere decisionale su quest’ultima.
Alla base del controllo coercitivo vengono utilizzati tre elementi primari: dipendenza dall’abuser, che diventa l’unica realtà esistente; debolezza psicofisica e paura del mondo.
Per ottenere questo effetto l’abuser può utilizzare, in modo conscio oppure no, otto tecniche. Le ultime quattro vengono utilizzate anche in un rapporto D/s all’interno della sfera BDSM con la differenza, però, dell’esistenza di un consenso bidirezionale tra partner all’interno di un gioco condiviso:
- Isolamento da famiglia e amici, evitando il confronto con gli altri;
- monopolizzazione delle percezioni ovvero far passare la visione della realtà attraverso un filtro tossico;
- indurre debolezza o spossatezza;
- coltivare ansia e disperazione;
- alternanza tra punizioni e ricompense;
- dimostrazioni di onnipotenza;
- degrado e umiliazione;
- costrizione ad obbedire a ordini triviali.
La differenza tra abuso e relazione D/s sta nella cura, nell’etica, nel consenso e nel desiderio di crescere insieme. Nell’abuso l’umiliazione, l’esistenza di un protocollo di ordini da seguire e il degrado non rappresentano più un gioco condiviso ma un modo per schiacciare il partner.
L’abuso è ancora più distruttivo per la vittima quando:
- Esiste uno stretto legame con la persona che effettua l’abuso;
- L’abuso dura a lungo;
- Si nasconde l’abuso;
- La persona abusata non viene riconosciuta come tale dalla famiglia o da altri ambienti sociali di riferimento;
- la persona abusata non è in grado di parlare dell’accaduto;
- la persona abusata è ancora un minore o presenta un forte gap di esperienza e maturità con l’abuser.
Spesso l’abuser, al fine di estenuare ancora di più la vittima, mette in atto comportamenti persecutori che sono definiti come un insieme di comportamenti e atteggiamenti oppressivi, minacce, molestie, atti lesivi dell’integrità psicofisica che inducono nella persona che le subisce un disagio che la pone in una costante posizione di debolezza e di timore.
Quindi, non sono tanto le singole condotte ad essere considerate persecutorie, ma piuttosto è la modalità ripetuta nel tempo, contro la volontà della vittima, che riassume in sé il principale significato delle condotte persecutorie di un abuser.
Inoltre l’abuser punta ad approfittare delle debolezze del partner, come la paura per l’abbandono. È per questo motivo che una persona con una sensibilità emotiva maggiore, una propensione al contagio emotivo, una stima di sé poco elevata o una capacità più ingenua di socializzare viene spesso presa di mira dall’abuser.
Come riconoscere un abuser:
Vi sono specifici comportamenti da segnalare e da riconoscere su se stessi o su altr*, che possono essere denominati come “red flag”, essenziali per riconoscere abuser o vittima, anche qui porto solo degli esempi, sono decine i possibili segnali di allarme. Serve un certo distacco per guardarli, spesso li vedono le persone attorno a voi e non voi stessi.
Comportamenti abusivi
- La mancanza di comunicazione reciproca, di introspezione, una cura eccessiva ed esclusivaper i propri interessi personali;
- La mancanza di empatia ovvero di mettersi nei panni dell’altr*, senza raggiungere una consapevolezza di ciò che sta vivendo;
- Gelosia compulsiva e irrazionale, senza alcuna motivazione valida;
- Tendenza all’isolamento come coppia, come se la realtà fosse solo quella;
- Denigrazione delle scelte degli amici e di vita;
- Presa di controllo sul tempo del partner, privandol* anche dei momenti da dedicare a se stess*;
Un analisi che spesso non viene fatta ma che indica che siamo in presenza di un rapporto abusivo è quella delle proprie sensazioni.
Percepire di essere una vittima, avere queste sensazioni dovrebbe allertarvi.
Comportamenti da Vittima
- Avere paura, ansia del* Partner;
- Sentirsi in colpa verso il/la partner;
- Sentirsi perennemente mancanti o insufficienti;
- Fare le cose solo per dovere senza alcun piacere;
- Sentirsi continuamente in debito verso il/la propria partner;
- Percepire una propria debolezza psicofisica rispetto al* partner;
- Chiusura in se stessi e difficoltà a socializzare;
- Chiusura in uno stato di disperazione senza soluzione, anche quando altre persone care o amiche propongono una soluzione;
Se vi riconoscete in alcune delle situazioni appena elencate, valutate con attenzione le meccaniche della vostra relazione e se necessario chiedete aiuto.
E ricordate che essere vittima di abuso non è mai una colpa, ne una vostra mancanza.
Spero che questo articolo abbia raccolto al meglio alcune idee in grado di fare chiarezza su questo argomento. Ricordatevi che spesso l’abuser, anche se inconsciamente, segue un copione che mira a delineare se stess* come unico punto di riferimento per la vittima e che interrompe ogni stimolo che non provenga da lui/lei stess*.
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