Qualche giorno fa ho avuto il piacere di ospitare BraLibera la responsabile del sito erotica.forumfree.it, un forum dedicato all’eros.
L’intervista si è svolta presso il Roma Shibari Dojo seduti comodamente sul tatami.
Ho incontrato il maestro qualche settimana fa, ho trascorso una giornata presso la sua scuola. La persona che mi ospita ha un indubbio fascino, è dotato di carisma e fortunatamente è accogliente e ironico. Estremamente generoso, mi ha regalato tempo e messo a disposizione uno spettacolo fatto sul momento.
Bra: Maestro, potrebbe essere utile cominciare dalle origini, come e dove nasce lo Shibari?
Davide La Greca: la nascita dello Shibari è più recente di quanto si pensi. Possiamo farla risalire al secolo scorso in Giappone. La codifica dello Shibari, come pratica erotica e non necessariamente sessuale, è recente e si sviluppa quando un gruppo di persone, inizia ad utilizzare corde e legature come mezzo per scambiare emozioni, in modo anche scisso dalla semplice sessualità.
Ito Seiu, può essere considerato il padre dello Kinbaku (o Shibari) in quanto per primo ha parlato di bellezza della sofferenza. Era un pittore in grado di tirare fuori il lato estetico e bello dai suoi soggetti dipinti in situazioni di tortura, sofferenza. Fu allontanato dall’università per i suoi dipinti e accusato di essere un pervertito, perdendo le sue opere, bersagliate dalla censura giapponese.
Intorno a lui si è raccolto un gruppo di persone interessate all’utilizzo di corde come veicolo di emozioni. Non c’è stata quindi una vera scuola alle origini dello Shibari.
Dopo la seconda guerra mondiale lo Shibari approda negli stati uniti, dove perde il suo significato originario e viene legata alla pratica bondage o burlesque oppure più compiutamente in quello che possiamo definire western rope bondage. Ovvero immobilizzare la persona per arrivare ad altro. A livello internazionale gli esperti di western bondage sono pochi, si contano sulle dita di una mano. Molto più diffusa è la pratica Shibari giapponese. In Giappone adesso lo Shibari è trasmesso come pratica codificata con scuole, corsi, workshop etc.
Bra: perché proprio in Giappone?
Davide La Greca: perché in Giappone la legatura è sempre stata presente. La corda è lo strumento di contenzione per eccellenza dall’inizio dei tempi. La produzione di metallo era concentrata sulle armi e la corda è divenuta, pertanto, strumento di cattura e detenzione, di cui troviamo traccia in elementi pittorici già dal ‘600. Protagonisti e, in un certo senso, padri dello Shibari, potremmo considerare anche i samurai che utilizzavano le corde come strumento arma ed immobilizzazione dei prigionieri. Piuttosto nota anche iconograficamente e’ la corda di dieci metri attaccata al kimono di questi personaggi.
Dobbiamo immaginare una situazione in cui, catturato il l prigioniero, questi veniva legato, non con semplici nodi ma codificati, diversi da persona a persona, in base alle scuole di pensiero, al reato commesso al livello sociale gerarchico dello stesso.
Poiché nella cultura giapponese, una delle prime forme di punizione è essere esposti al giudizio, come forma di umiliazione, e’ semplice immaginare che l’erotismo giapponese, abbia assorbito la componente erotica presente in una figura immobilizzata ed esposta, incapace di difendersi. Ed ecco che troviamo nell’iconografia e nei racconti giapponesi, descrizioni legate a questo tipo di pratica considerata nell’immaginario, erotica. Una ulteriore paternità dello Shibari può essere attribuita al teatro kabuki, dove le emozioni tragiche, forti, legate ai tradimenti, passioni eterne, dolori, erano centrali. E la legatura veniva fatta sul palco, davanti agli spettatori. Ci sono esempi di legature nel teatro kabuki già nel 1200. Quindi lo Shibari come cultura affonda radici nel passato, come pratica decodificata è recente.
Bra: lo Shibari è oggi una disciplina codificata, con regole e riti, e mi sembra importante sottolineare che prevedendo l’utilizzo di corde, la sicurezza sia un elemento centrale. Ci puoi parlare della sicurezza in questa pratica?
Davide La Greca: lo Shibari come in genere il bondage, è un’attività pericolosa. Deve essere il punto di partenza. Pericolosa come fare un giro in bici nel traffico di Roma, prendere l’auto sul raccordo, andare in moto o salire su una scala. È una pratica umana e come tale, prevedendo l’ utilizzo del corpo, il rischio esiste. Il rischio nello Shibari se lo prende chi lega, ma i danni eventuali li subisce chi viene legato. Diventa essenziale avvicinarsi a questa pratica tenendo presente che la sicurezza deve essere trasmessa da maestri preparati.
Fare i nodi si può imparare anche da soli, ma la sicurezza no. Quando io ho iniziato, più di venti anni fa, ho utilizzato il metodo tentativo ed errori, sulla mia pelle. E ho imparato commettendo tutti gli errori possibili, fortunatamente non ho mai causato danni seri. Ho iniziato da solo, in in rapporto di coppia e non c’erano, in quel momento, testi, scuole o maestri che potessero insegnare nodi e sicurezza. Oggi ci sono ed è un dovere frequentarli. Non necessariamente i miei, ci sono molti maestri validi, l’importante è approcciare con serietà e umiltà e voglia di acquisire in primis come muoversi in sicurezza.
L’offerta formativa oggi è più che diffusa, io ad esempio insegno a Roma a Pavia, a Bologna e viaggio molto anche all’estero. A Roma c’è lo Shibari Dojo che è una scuola stabile dove acquisire le tecniche di sicurezza e legatura partendo dal livello zero a salire, e uno studio/associazione culturale dove facciamo serate Shibari, in cui provare ad essere legati in sicurezza, bere qualcosa, chiacchierare, condividere contenuti e passioni comuni o avvicinarsi all’argomento.
Bra: chi può partecipare? Coppie o anche single?
Davide La Greca: tutti, coppie e singoli. Se si è soli, basta avvisare un po’ prima perché ci sono persone disponibili a prestarsi nella legatura o a legare.
Bra: ci sono diversi tipi di corde, naturali, sintetiche di colori differenti. Tu quali preferisci e quali utilizzi?
Davide La Greca: la tradizione giapponese è indissolubilmente legata alla canapa e alla iuta, perché quella avevano e quella regala emozioni più forti e intense. C’è chi usa anche il cotone. Personalmente preferisco ed utilizzo solo quelle naturali. Quelle sintetiche hanno un solo vantaggio di essere testate per il peso. Sai che devi mettere in sospensione un certo peso e con quelle hai la certezza che tenga. Però hanno un cattivo rapporto con la pelle, inoltre lo Shibari è un’esperienza totalizzante in cui contano tutti gli elementi, non ultimo l’odore della corda. Quelle sintetiche non lasciano una sensazione positiva. Il cotone invece è morbido, causa poco attrito. Esistono anche corde in seta, ne ho un set che conservo da anni, ci fai dieci legature e la butti. Ci sono corde in cocco che feriscono perché fibrose. La iuta e in genere quelle naturali le preferisco perché hanno un migliore rapporto con le mie mani, con il corpo della persona che lego. I colori non sono essenziali. Sono legati alle leggende giapponesi sulle stagioni, ma preferisco i colori naturali, così che non ci sia stacco tra la pelle e la corda. È un’esperienza estetica migliore.
Bra: chi può praticare lo Shibari?
Davide La Greca: lo Shibari è per tutti. Tutti possono essere legati se non ci sono problemi di salute, di natura circolatoria, respiratoria, osteoarticolari gravi. Le legature sono tarate sulla persona. Per capire anche chi ha problemi di diabete può essere legato, ovvio però che starò più attento a valutare la circolazione, così come se hai problemi alla cervicale, porrò maggiore attenzione alle legature in quella zona.
Qui diventano centrali le tre basi della sicurezza: conoscenza, comunicazione e prevenzione.
1) Conoscenza, riguarda la persona che ho davanti, conoscerlo, sapere i suoi eventuali problemi fisici o emotivi. Significa che devo conoscere la disciplina e le tecniche, le reazioni del corpo, l’anatomia. Non ci si avvicina allo Shibari senza conoscenze.
2) comunicazione, cioè parlare con la persona che leghero’, sia del suo stato di salute che di quello psicologico ed emozionale. Capire chi è la persona, che lavoro fa, accertarsi che se restano segni dopo la legatura, ad esempio, questo non metterà a rischio il suo posto di lavoro etc. Comunicare è essenziale anche durante la legatura, a livello verbale e non verbale. Coinvolgersi comunicando regala un’esperienza erotica molto intensa.
3) prevenzione prima di muovermi devo valutare le conseguenze delle mie azioni, per annullare, se possibile, i danni. Il dolore fa parte dello shibari, il danno no. Quindi la prevenzione è essenziale.
Infine va ricordato che non si pratica shibari al buio, una illuminazione ottimale permette al nawashi (colui che lega) di poter risolvere problemi immediatamente e cercare forbici velocemente in caso si renda necessario slegare. Non si pratica shibari se precedentemente abbiamo assunto alcol, né se fisicamente si sta poco bene. E sottolineo, sempre solo dopo adeguati corsi professionali sulla sicurezza.
Bra: esistono diverse tipologie di shibari?
Davide La Greca: si ci sono differenti tipi, due macro categorie aibunawa e semenawa ed io per scelta le pratico entrambe. Sono diversi per intensità, dolore provocato e variano di livello. La scelta della tipologia dipende anche dal pubblico. Se ho di fronte un pubblico vanilla, farò uno spettacolo estetico. Se ho un pubblico che vuol vedere la sofferenza, sceglierò di conseguenza. Ultimamente sono stato in Russia, dove preferiscono una tipologia di spettacolo, cattiva e rapida, poca estetica e molta sostanza.
Oppure in occasione di un premio letterario a Zibello, in bassa emiliana, il paese di Peppone e don Camillo per intenderci, ho portato uno spettacolo di Shibari (o Kinbaku) preoccupato che potesse essere non accolto bene da un pubblico di esperti di letteratura quindi non conoscitori del bondage, persone in pratica con un erotismo più tradizionale. Ero preoccupato, e ho fatto presente agli organizzatori che lo Shibari prevede dolore, umiliazione, costrizione, ricevendo pero’ rassicurazioni sulla fattibilità dello stesso. Ho quindi creato uno spettacolo con tutte le componenti e un finale in cui la modella era in sospensione per una caviglia con pesi attaccati ai capelli. In un teatro con piu’ di cento posti occupati, 4 spettatori hanno lasciato la sala e successivamente mi hanno spiegato il motivo: pur apprezzando l’estetica, la componente emotiva era così forte che non erano in grado di sostenere lo spettacolo. Questo per me è stato un grande complimento, perché al pubblico è arrivata la tensione emotiva oltre che il lato estetico della legatura.
Bra: che dinamica emotiva si crea tra Nawashi e Ukete ( tra chi lega e chi viene legato)?
Davide La Greca: tante! Lo Shibari è uno strumento e tutto dipende da chi si lega. È un rapporto umano basato sulla fiducia estrema: io ti lascio il controllo e mi aspetto che tu sappia gestirlo. Esiste il rispetto, anche in pratiche più dure, come il Kinbaku, in cui posso metterti un piede in faccia durante lo spettacolo, per esempio, ma è parte di un rapporto che abbiamo stabilito precedentemente e costruito insieme. È necessario che ci sia un legame umano. Io lego persone a cui sono legato affettivamente, ad esempio il mio compagno, lego le amiche, le mie partner, lego chi ha un rapporto DS con me, lego delle sconosciute. Si crea un legame, le corde creano un ponte tra ciò che siamo. Il tipo di legame che si crea dipende dalla persona. Se lego una sconosciuta per uno spettacolo, il legame si crea ugualmente, anche se e’ difficile dargli un nome. Mi è capitato di legare delle persone e di sentire un trasporto diverso e di aver creato relazioni successivamente. Dalle corde nascono legami o rapporti. A dire il vero mi è capitato una volta di non sentire nulla e di essermi spaventato.
Bra: cosa è successo?
Davide La Greca: legare qualcuno e non sentire nulla, trovare il vuoto, è un’esperienza rara e può spaventare. La persona a cui mi riferisco è una ragazza dolcissima, una giapponese molto bella. Ha assistito ad un mio spettacolo e mi ha chiesto di legarla. Abbiamo fissato un appuntamento e lei carinamente mi ha portato del cioccolato perché era il giorno di San Valentino. Sulla carta era tutto perfetto, anche perche’ sono attratto dalla tipologia di donna che lei incarnava. Tuttavia sin dalla prima corda ho avuto qualche perplessità. La prima corda è essenziale, è quella che da la direzione a tutto. In base alla reazione alla prima corda capisci molto dell’altra persona, se si da, se ti respinge, se ha paura, se ti si dona.
A metà legatura, non ricevevo da questa persona nessuna emozione, legare lei o una bambola sarebbe stato identico. Era schermata, impermeabile, emotivamente inaccessibile e non comunicativa. Sono stati 40 minuti di legatura tecnica alla fine dei quali lei era felice e soddisfatta, io sfinito, perché non avendo ricevuto alcun feedback emotivo tutto e’ risultato più faticoso.
Bra: quindi la comunicazione non verbale gioca un ruolo enorme.
Davide La Greca: si è centrale! Tutto, come respiri, il modo in cui guardi, il modo in cui reagisce alla prima corda è tutto un ascoltare continuo e costruire il processo insieme alla persona che leghi. Se la donna si bagna, se senti che si sta eccitando, capisci che sta vivendo una bella esperienza. Poi c’è il contatto fisico durante la legatura. E tutto parte del rito.
Bra: chi viene legato ha bisogno delle tue rassicurazioni? Con il corpo, la voce o lo sguardo?
Davide La Greca: dipende da persona a persona. C’è chi chiude gli occhi e si lascia andare, chi desidera un contatto visivo continuo, chi deve sentire la presenza fisica.
Bra: tu cosa preferisci?
Davide La Greca: tutto! Non ho preferenze. Sono intenzionato a costruire la migliore esperienza possibile. Non sono passivo, faccio ciò che è giusto fare per creare un’esperienza unica. Valuto e decido cosa fare. E non è detto che farò quello che tu pensi sia meglio per te, valutero’ io, nel rispetto del consenso, che direzione dare. La persona ha sempre la possibilità di segnalare quando quello che sto facendo non è gradito, o quando vuole interrompere tutto.
Ho due safeword: rosso per interrompere immediatamente, e giallo che mi indica che sei in imbarazzo, che vuoi comunicare qualcosa sulla legatura o un piacere, una risonanza etc. Giallo non è interrompere quindi sarò io a valutare se è il caso di andare avanti, cambiare direzione…non è un obbligo.
Bra: lo Shibari è una pratica dolorosa?
Davide La Greca: non fa male! Ma nello shibari c’è pero’ una componente di dolore. La quantità di dolore la si può determinare come scelta prima di iniziare, nella fase di contrattazione. Che tipo di esperienza vuoi vivere? Che tipologia di spettacolo volete vedere?
Uso quattro livelli di legatura:
– Il primo livello: tecnico: ti lego, sto a distanza, non tocco zone più intime tipo genitali e seno. Né tocco zone erogene secondarie, orecchie etc.
– Secondo livello: emozionale. Ti faccio sentire le corde e il mio corpo. Non tocco zone erogene primarie con le mani ma inizio a toccarle con le corde, per attivare, appunto, la componente emozionale.
– Terzo livello: sessuale. È un tipo di legatura stretta, avvolgente, fisica, può portare al piacere.
– Quarto livello: il porno. Contatto con i genitali, legature strette, in cui la persona vuole arrivare al piacere.
La richiesta più comune è ….due e mezzo!! Si parte dal semplice e poi si decide.
Bra: cosa provi tu nel momento della slegatura?
Davide La Greca: per me lo Shibari non è composto da tre fasi, non c’è un legare, slegare e un aftercare, è un percorso continuo. Premesso che a me piace legare, arrivo a provare un piacere simile a quello femminile, che si espande e arriva fino al cervello, ma il momento della slegatura puo’ essere molto dolce. A volte ricominci a legare, monti e smonti.
Ma e’ il momento in cui scarichi, in cui ricostruisci le dinamiche del piacere che hai provato, quello in cui, in un certo senso, mi riprendo le emozioni. È un momento forte in cui le corde vanno via ma resta l’emozione. E poi l’abbraccio. Chiudo tutte le legature con un abbraccio, per chiudere un cerchio e non lasciare l’esperienza aperta.
Il momento dell’aftercare è enorme! Permette di raccogliere i feedback sulle emozioni, crea e rinforza legami, ti dice tanto dell’altra persona.
Bra: e chi è legato cosa prova in queste fasi finali di slegatura?
Davide La Greca: tutto! Per alcuni è paragonabile al sesso, per alcuni è di per sé una esperienza sessuale, alcuni si abbandonano, si lasciano andare. Cambia sempre e da persona a persona.
Bra: vuoi aggiungere qualcosa? Un consiglio ai nostri utenti che vogliano avvicinarsi allo shibari?
Davide La Greca: ci tengo a dire che lo Shibari è un’esperienza molto personale. Si può imparare da soli, andando a scuola, leggendo etc. Ma bisogna ricordare che è un’attività potenzialmente pericolosa. Esprime tanto di noi e bisogna avvicinarsi con rispetto e onestà intellettuale. Lo si fa per il proprio piacere e per dare piacere. Non aiuta a rimorchiare, né ad intortare le ragazze o farle cascare ai tuoi piedi , cioè qualcuna ci può anche cascare, come se racconti di essere un chirurgo neonatale o di avere la porsche, ma non ti resta niente. Meglio avvicinarsi con la voglia di capire qualcosa in più di te e col desiderio di dare piacere agli altri, non di millantare doti. È un’esperienza che ti cambierà, imparerai a toccare le persone, ad entrare in contatto con quella parte dell’altro che è spesso nascosta. In più ti metterà in contatto con la tua parte ombra. Con il dare dolore, il saperlo gestire, il saper gestire il controllo. Perciò si può sperimentare, basta farlo in sicurezza e per i motivi giusti.
Intervista di BraLibera a Davide “MaestroBD” La Greca
Modella delle Foto Porcellain Doll
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