Si sa che la gente dà buoni consigli
Sentendosi come Gesù nel tempio
Si sa che la gente dà buoni consigli
Se non può più dare cattivo esempio
Non amo i moralisti, quelle persone che mettono la morale prima di qualsiasi cosa, ma soprattutto prima della comprensione e della comunicazione.
Ultimamente molti temi hanno scatenato l’orda dei moralisti: la storia della maestra torinese, la scomparsa di Maradona, e infine l’orgia omosessuale di Bruxelles.
Partiamo da quest’ultima, e non per la performance di gruppo in periodo Covid in una delle città più colpite, ma per la presenza tra i protagonisti di un sostenitore della famiglia naturale (ma poi naturale in che senso?), eurodeputato della Destra Oltranzista e Omofoba di Orban.
Mettiamo da parte la meravigliosa ironia del caso, classico esempio di come il Karma colpisca sempre al centro del bersaglio, prendiamo la storia di questo moralista, Szajer (ungherese, membro fondatore del Partito di Orban, Eurodeputato), un sostenitore della famiglia eterosessuale, con prole e unita dal sacro vincolo del matrimonio religioso che lui chiama “naturale”. Non solo favorendola politicamente, ma proprio negando qualsiasi altra forma di relazione tra persone. Dall’alto di questa posizione di Alta Morale cade rovinosamente quando viene colto a fuggire nudo con uno zaino di stupefacenti, ovviamente dichiarati non suoi all’arresto, da un’orgia omosessuale con sextoys.
Apprezzerete quindi la totale spaccatura, lo iato profondo tra quello che propongono come metro di giudizio per la società e i loro real (e legittimi) desideri. La contraddizione che colpisce i moralisti in genere, che esprimono giudizi implacabili e inesorabili su persone che hanno comportamenti che invece desidererebbero propri e che li attirano.
Il peggio è l’estremizzazione della divisione: da un lato il bene, la purezza, il giusto, chi ha ragione e dall’altra il male, il sordido, lo sbagliato. Tutto estremo e facile, il bianco e il nero in un concetto come l’animo umano che è fatto di grigi e di ombre e di luci soffuse.
Una caratterizzazione che rende quasi impossibile un colloquio tra le parti, perché il fossato che crea è enorme, invalicabile.
Il moralista mette in atto una crociata verso l’altro, una battaglia per eliminarlo, come se dovesse allontanare non chi compie certi atti, ma la paura di essere attratto dall’atto in se e caderne “preda”.
Soprattutto, sposta il giudizio dall’atto alla persona: non è sbagliata la cosa che ritiene “immorale” ma chi la compie, e arriva persino, il moralista, all’aggressione psicologica e a quella fisica.
Un esempio lo abbiamo avuto anche con il caso della maestra di Torino, una persona vittima due volte: prima di un ex partner infame che ha tradito la sua fiducia condividendo immagini private, poi della società che l’ha accusata di una cosa che tutti fanno serenamente, ovvero avere una sessualità privata e felice.
Il moralista non guarda il fatto né la persona, guarda un distorto senso della morale pubblica. Non pensa che sia in prima battuta una vittima di abuso da parte dell’ex, e poi di nuovo la vittima di una donna che, invece di guardare alla pochezza di suo marito che condivide il reato dell’amico, accusa la vittima di essere indegna, di essere colpevole di “avere una vita sessuale”, aggiungendo anche delle minacce che poi porta a compimento portando il caso sul posto di lavoro di lei.
Quello che traspare è la violenza verso qualcuno che fa le stesse cose che fanno tutti: avere o desiderare una vita sessuale libera e disinibita, trarne piacere e viverla nell’intimità della coppia. Il moralista lo fa diventare un male, come se l’errore fosse quello e non tradire la fiducia, divulgare materiale privato e diffamare una persona tanto da farle perdere il lavoro.
Il Moralista è chi usa le armi della demagogia, famiglia, bambini, decoro non per migliorare se stesso ma per peggiorare gli altri, per sentirsi migliore, spesso avendo nell’armadio della sua coscienza scheletri ancora più grandi, bianchi e spettrali.
Arrivano anche all’estremo, assurgendo a censori della morale altrui, non solo giudicando quando interpellati ma andando attivamente a caccia dei “Colpevoli”, scrivendo accuse e puntando dita moralizzatrici.
Come cantava De Andrè, “Si sa che la gente dà buoni consigli, Se non può più dare cattivo esempio”. Vediamo queste persone costruire campagne diffamatorie verso chi non si comporta secondo le loro personali linee guida, ergendosi come Gesù nel Tempio, dimenticandosi che persino Nostro Signore si abbassava a capire i peccatori, a comprenderli e a perdonarli.
“Neanch’io ti condanno; va e d’ora in poi non peccare più (Giovanni 8, 11)“
Il moralista è inflessibile: il peccato è il male, il peccatore è perduto, non c’è perdono né salvezza. Vorrebbero una società senza pulsioni, desideri, cristallizzata, mentre il loro comportamento è violento, rancoroso, livoroso, crudele, quasi inumano. Covano quasi un risentimento totale verso chi vive una vita senza i vincoli che si sono dati da soli, un odio per chi è felice e vive liberamente.
Allora quando nella vita incontrate un moralista, ricordatevi che non odia voi, odia se stesso per non essere come voi.
Ma non lasciategli rovinare quello che vivete: spostatelo, combattetelo, ma non con le armi dell’odio o diventerete moralisti anche voi. Battetevi per le vostre libertà, per la giustizia. Appoggiate le vittime, cambiate le regole sociali, nel vostro piccolo. Scoprite cosa accende la vostra fantasia e vivetela. Non è comune? E chi se ne importa.
Siate liberi, perché il moralista vuole mettervi in gabbia perché non è capace di uscire dalla sua.
Davide La Greca
Insegnante di Shibari e Bondage, esperto di BDSM, Sessualità alternativa e Kinky.